“È una storia sai, vera più che mai…

Mrs. Bric, in Beauty and the Beast

Il 30° Classico Disney è senza dubbio considerato uno dei migliori film di animazione di tutti i tempi. Il duro lavoro del team di sviluppo ha portato alla realizzazione di una pellicola che si è valsa la nomina agli Oscar per la prima volta in assoluto come miglior film, con un totale di cinque nomination e due vittorie (come miglior colonna sonora e miglior canzone).

Ma quanto lavoro c’è dietro ad un film del genere?

Facciamo un piccolo passo indietro.
Nel 1937, dopo il successo de Biancaneve e i sette nani, Walt Disney era alla ricerca di un’altra storia classica da realizzare e quella della Bella e la Bestia era una delle possibili. Tentarono quindi di svilupparla più di una volta fra gli anni ’30 e ’50, ma il progetto venne sempre abbandonato perchè ritenuto troppo “complicato”. Alla fine degli anni ottanta, dopo Chi ha incastrato Roger Rabbit, l’idea del film venne ripresa e sviluppata da Richard Purdum, in una versione non musicale ambientata nella Francia vittoriana, ma l’allora presidente dei Walt Disney Studios Jeffrey Katzenberg, dopo un iniziale visione degli storyboard decise di eliminare la prima versione del film e ricominciare da zero. Dopo altre varie peripezie, la direzione passò infine a Gary Trousdale e Kirk Wise, che con la collaborazione di Alan Menken e Howard Ashman, trasformarono il progetto in un film musicale alla Broadway.

E così quindi iniziava lo sviluppo definitivo del film, che coinvolse oltre 600 animatori e artisti per quattro anni.

Sono riuscita a trovare tante informazioni anche grazie alla visione della VHS che gentilmente il mio amico Mattia, gestore del sito Disney: Tapes & More mi ha procurato.
Nel settembre del 1993 venne rilasciata in Italia la prima VHS de “La Bella e la Bestia“, singolarmente e all’interno di un cofanetto.
Il cofanetto conteneva, oltre alla VHS del film, il CD della colonna sonora, una litografia e un’altra videocassetta che mostrava la versione di pre-produzione con una serie di contenuti speciali.

La cassetta si apre con una presentazione al teatro El Capitan di Hollywood, dove il film è stato proiettato in prima mondiale. La voce narrante è inconfondibile, l’orologio da tavola Tockins, meglio noto come David Ogden Stiers (in italiano, doppiato magnificamente da Gianni Vagliani) ci accompagna dietro le quinte di questo film di animazione.
Con l’aiuto delle bellissime immagini fornite da questa vhs, cercherò di raccontarvi come è nato il cartone che conosciamo oggi.

Piccola curiosità – “La videocassetta del film presa da questo cofanetto si può riconoscere per la custodia di colore blu. Attenzione a non confonderla con la VHS del 2002, con copertina diversa e una custodia sempre di colore blu, ma più piccola.

Ringrazio ancora Mattia per tutte queste info sulle edizioni della Bella e la Bestia, per saperne di più visitate il suo sito!

Torniamo al concept originale.
La favola francese era stata scritta circa 250 anni prima, ma aveva radici ben più profonde. Una storia dove la bella si innamora della bestia è presente in tante culture diverse, fino ad arrivare a vecchie leggende dei Nativi Americani.
Gli sceneggiatori presero qualcosa da ogni storia, ispirandosi anche alla versione cinematografica di Jean Cocteau.
Alleggerirono l’atmosfera dark con l’aiuto della musica e degli oggetti incantanti, ottenendo la classica aria di magia targata Disney.

Ma una grande storia necessitava una degna colonna sonora, così Alan Menken e Howard Ashman , coppia vincitrice del premio Oscar per la Sirenetta, con una composizione che rimanda sotto certi aspetti una musica tradizionale e classica, senza perdere di originalità, ci accompagnano alla scoperta del film, veicolando la storia tramite la musica.

Personaggi Memorabili

Per i protagonisti del film Belle e Adam, incredibile ma vero, questo è il nome della Bestia, rivelato nel musical del ’94, vennero impiegati ben 6 animatori a testa.

Glen Keane, supervisore del personaggio della Bestia, raffinò i bozzetti di Chris Sanders (basati su pesci, insetti e uccelli) andando allo zoo e ispirandosi ad animali grandi e pieni di pelliccia. Quando dopo vari tentativi riuscì ad unire in modo convincente varie specie, l’animatore sapeva di aver trovato il suo personaggio. Ma i suoi problemi non erano affatto finiti.

Come poteva rendere un mostro dolce?
Un essere così pieno di rabbia e di frustrazione poteva nascondere qualcos’altro?
Realizzarlo non fu un’impresa facile.

La Bestia doveva essere una creatura intrappolata fra due mondi, quello umano e quello animale, senza che si trovasse a suo agio in nessuno dei due. Nel disegno bisognava rappresentare il suo lato umano, caldo, in contrapposizione con la bestialità, fredda. Si decise quindi di far trasparire queste caratteristiche dai movimenti, proprio come nel teatro.
Il dettaglio del mantello è stato un espediente molto utile, dato che gli animatori potevano inserire un movimento morbido e teatrale nel personaggio, collegandolo ad un oggetto “umano”. Per studiarne il movimento e il panneggio, Keane disse agli animatori di indossare a turno il mantello per poi correre, saltellare e agitarsi nello studio, una scena parecchio divertente da immaginare, ma estremamente utile.

Il movimento deve essere reale e devi averne avuto esperienza per ricavarne un animazione convincente.”

Glen Keane, sull’animazione della Bestia

Il dettaglio che però ho sempre amato della Bestia è quello degli occhi, perchè è l’unica caratteristica umana lasciata fisicamente al personaggio, dalle parole dello stesso Glen Keane “gli occhi e lo sguardo di un essere capace di amare”.

James Baxter si occupò di supervisionare il personaggio di Belle, disegnando una ragazza dall’aspetto europeo (ispirandosi però anche a dive come Judy Garland e a Audrey Hepburn). Studiò attentamente i movimenti delle ballerine classiche, per dare a Belle la leggerezza e la grazia dei movimenti della danza.

Ma quello che ci colpisce di più in questa eroina è il suo carattere gentile e la sua intelligenza. Belle è la classica ragazza “strana” che si sente incompresa dalla società in cui vive. Si presenta vestita con abiti semplici e con un aspetto seppur bello ma comune, che la rende simile a noi spettatori, mentre nella scena del ballo viene rappresentata con uno splendido abito dorato, simbolo della sua preziosa interiorità capace di vedere oltre le apparenze.

Per Gaston, Andreas Deja ebbe qualche difficoltà a rappresentare un villain esteticamente “bello”. Ad un primo impatto disse, Gaston può sembrare un personaggio assai seccante, ma non cattivo, mentre da metà film in poi mostra la sua vera natura.
Questo personaggio è essenzialmente un bullo, carico di stereotipi e animato in modo da enfatizzare tutti i suoi movimenti, per andare a sottolineare una personalità fasulla e subdola.

Il contrasto fra la cattiveria di Gaston, mascherata dalla sua bellezza e la bontà d’animo della Bestia sotto l’aspetto orribile è evidente.

Infine, perchè i personaggi fossero credibili, è stato determinante trovare loro una voce perfetta. Grazie al doppiaggio gli animatori sono riusciti a dare carattere alle loro creazioni, perchè tante espressioni, gesti e modo di fare vengono proprio “rubati” ai doppiatori, che vengono filmati durante le sessioni di registrazione. Spesso infatti, riguardando il film, alcuni hanno dichiarato di rivedere proprie caratteristiche nei personaggi, come qualche smorfia o qualche tic.

Il fulcro del film

Per l’incredibile scena del salone, i registi decisero che si doveva ottenere qualcosa di mai visto prima, una sequenza capace di trasportare gli spettatori all’interno del film concretamente.
Limitati però dalla visione frontale dell’animazione 2D dovettero ricorrere al sistema CAPS, ideato dalla Pixar, che ha permesso di ricreare la sala in 3D, quasi come se si stesse su un set cinematografico e di cambiare inquadratura, così che gli animatori potessero lavorare su diverse prospettive e renderne il movimento in maniera completamente fluida.


Tutto doveva essere armonioso, gli stessi personaggi dovevano combaciare perfettamente con la stanza. Per Belle si optò per un abito scintillante colore dell’oro, che grazie alla luce mossa fra le pieghe crea una bellissima sensazione di luminosità, perfetta per risplendere al centro della sala da ballo. In contrasto, i vestiti dalle tonalità blu della Bestia, che rimandano però a quelli di Belle dalle rifiniture oro.
In questo modo ottennero la scena che conosciamo oggi, un’unione di due stili di disegno che armonizzano fra di loro.

La prova del fuoco

Nel settembre del 91′ venne presentata al New York film festival una versione incompleta del film, la cosidetta versione di premontaggio, quella che generalmente viene mostrata ai produttori.
In questo caso il film era pronto solo al 70%.
Fu una scelta azzardata della Disney, poichè non era mai stato fatto prima, e in sala erano presenti parecchi critici oltre ad un vasto pubblico.
Il film doveva essere finito sia nella colorazione che nelle animazioni, e i registi erano parecchio nervosi.
Il pubblico sorprese tutti, nonostante le animazioni incomplete gli spettatori riuscirono a immedesimarsi completamente, rapportandosi ai personaggi come se fossero stati di carne e ossa.

Fu un grande momento per la Disney e la produzione capì di essere sulla giusta strada.

La magia della Disney, perfettamente rappresentata in questo cartone, ci trasporta in un altro mondo, insegnandoci a guardare oltre le apparenze, proprio come Belle.

Vi lascio con una carrellata di immagini dal finale, grazie per essere arrivati fino a qui!

Elyonesse

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